a chiesa, sorta sul luogo di un’abbazia
benedettina di IX secolo, viene considerata la
fonte del rinnovamento artistico abruzzese dopo il Mille. I lavori della costruzione
dell’intero complesso conventuale cui la chiesa appartiene vennero iniziati nel 1007 e
si conclusero nel 1019; nel 1080 l’edificio venne rinnovato per volere di Desiderio di
Montecassino. Spogliata nel corso del tempo dei suoi arredi la chiesa venne abbandonata
fino ai restauri iniziati nel 1967. L’uso di modanature e cornici denuncia la conoscenza
e l’utilizzo del repertorio di derivazione classica, mentre soluzioni improntate al
romanico settentrionale interessano la struttura vera e propria dell’edificio, allestita
in pietra chiara. Il corpo della chiesa si articola in tre navi scandite da pilastri e
concluse da tre absidi. La facciata, le cui tre monofore sono state aperte durante i
restauri, presenta una serie di esili semicolonne sostenenti archetti nel partito
inferiore, mentre la parte terminale risulta tripartita da lesene ed è coronata da
archetti pensili. Stessa alternanza di lesene ed archetti ricorre lungo i fianchi e nel
cilindro absidale. Il campanile addossato alla navata sinistra ripropone la serie di
arcatelle nella metà superiore e risente chiaramente di ascendenze lombarde. I portali
sono tra i più antichi sopravvissuti in Abruzzo e presentano una decorazione vegetale
articolata a palmette e dispiegata nell’archivolto, nell’architrave e negli stipiti; fa
eccezione l’architrave di un portale laterale che ospita due felini affrontati.
L’esecuzione dovrebbe collocarsi tra il 1080 ed il 1108. L’ambone, considerate la
somiglianze con gli altri esemplari di Corfinio e Casauria potrebbe datarsi al 1180 e
forse venne eseguito dalle stesse maestranze presenti in quei cantieri. Il partito
decorativo si gioca soprattutto su motivi vegetali e raffigurazioni di grifi entro le
lastre del parapetto.