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Fossacesia S. Giovanni in Venere


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primi documenti relativi rimandano al secolo VIII ma la data di fondazione del complesso monastico, secondo tradizione eretto su un sacello di Venere, è imprecisata. L’edificio venne rinnovato nella prima metà dell’XI dal conte di Chieti Trasmondo II, mentre un’altra imponente trasformazione risale al 1165 ad opera dell’abate Oderisio II, il quale promosse l’innesto di elementi architettonici borgognoni su un impianto romanico. Nella prima metà del Duecento il portale venne arricchito di bassorilievi, mentre nel corso dei secoli la chiesa fu fatta oggetto di rimaneggiamenti. I restauri della fine degli anni Sessanta permisero di liberarla dalle aggiunte moderne eliminando le tamponature della navata centrale e le sopraelevazioni della facciata. Il cantiere di Fossacesia si contraddistingue nell’ambito del panorama architettonico locale per il precoce utilizzo di modi cistercensi. La pianta si configura trinavata e scandita da pilastri eretti a conci di pietra ben squadrati e terminante con un presbiterio incorniciato da un arco ogivale e rialzato per via della cripta sottostante. Le arcate a sesto acuto sorrette dai pilastri presentano una serie di semicolonne pensili decorate con capitelli a foglie uncinate di derivazione borgognona. L’intervento di maestranze borgognone sarebbe testimoniato anche dalle cornici di coronamento che corrono lungo le navi minori e sul fianco della maggiore verso il chiostro. L’originaria copertura doveva essere stata progettata a volte in muratura, come lasciano intendere semicolonne pensili nella parte alta della navata ed oggi sostituite da capriate. Il campanile dall’originale basamento a pianta quadrata si annette al lato destro del presbiterio. L’esterno si caratterizza per l’eterogeneo utilizzo di pezzi di tufo, elementi di spoglio, mattoni e pietrame. Il portale goticheggiante interrompe con il suo nitore la configurazione a pietra scura della facciata: sormontato da un arco trilobato, è decorato sui lati da rilievi classicheggianti databili al 1230 come attestato dall’iscrizione che rammenta la committenza dell’abate Rainaldo. Nella parte superiore della lunetta compare Cristo tra Maria ed il Battista, nell’inferiore i frammentari ritratti di S. Rainaldo, S. Benedetto e S. Romano. Il prospetto posteriore della chiesa accoglie motivi decorativi islamico-siciliani: una fascia a losanghe separa la zona superiore a conci squadrati dall’altra lasciata grezza e scandita da una serie di arcate cieche sormontate da medaglioni stellati in marmo e tufo. La cripta data al 1015: triabsidata e divisa in due navate è coperta da volte a crociera su arcate ad ogiva e a tutto sesto. All’epoca di Oderisio II possono risalire le sole pitture dell’abside centrale raffiguranti Cristo in Maestà.

 

 

 

 

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