tando al Chronicon Casauriense, la
chiesa venne eretta per volere di Ermengarda, madre di Ludovico II. L’edificio venne
ricostruito nel 1108, come attesta un’iscrizione del portale. La diversa lettura
dell’epigrafe potrebbe condurre a datare il cantiere al 1158 per via della presenza di
capitelli appartenenti alla maniera di Roberto e Ruggero, la cui scuola risulta attiva
tra il 1148-1166 e che in chiesa firmarono anche il ciborio. La questione della
datazione non è comunque risolta, poiché sussistono motivi per collocare l’edificio ai
primi del secolo, coerentemente con quanto attestato dall’epigrafe ed in analogia con
esempi benedettini di fine XI secolo, cui si rifanno alcuni elementi stilistici. Nella
sua struttura la chiesa risente dei modi del romanico padano mentre nell’ornato del
portale richiama suggestioni classicheggianti. L’edificio è a pianta basilicale scandita
da colonne in laterizio con pilastri di rinforzo a metà del corpo e sostenenti arcate a
pieno centro. Tre absidi di cui la centrale di maggiori proporzioni conclude la chiesa,
che nella sua struttura esterna è stata costruita con l’utilizzo di differenti tipi di
muratura e numerosi inserti di epoca classica. Solo parte del prospetto esterno conserva
il paramento in pietra concia attorno al portale. I cilindri absidali presentano una
serie di archetti pensili di coronamento e lesene, di derivazione lombarda. All’interno
sono presenti delle semicolonne, due nella controfacciata e due ai lati dell’abside che
concludono la serie di arcate. I capitelli di colonne e semicolonne sono stati divisi in
gruppi, “a cuscino” con le facce triangolari e “floreale” una grezza imitazione del
corinzio. Nel presbiterio si trovano quelli del tipo “cubico a facce semicircolari”,
assegnati alla maniera di Ruggero e Roberto e determinanti per la cronologia dell’intero
edificio: si tratta di manufatti dall’intaglio morbido e raffinato, certamente opera
diretta dei due maestri. Il ciborio è in stucco ed è firmato ma privo di data, anche se
le similitudini con quello di Rosciolo assegnato agli stessi Nicodemo e Roberto consente
di datarlo alla metà del XII secolo. Analogo è anche lo schema compositivo, articolato
in quattro colonne che sorreggono archi lobati e due tamburi ottogonali traforati da
loggiati.