a prima menzione del
monastero rimanda alla “Cronaca Volturnese”, che lo cita come possesso di S.
Vincenzo al Volturno. Nella fonte si afferma che il monastero venne fondato da Desiderio
nel 752, sebbene l’incongruenza di date lasci alcune perplessità, poiché il re sale al
trono nel 756. In ogni caso, la responsabilità desideriana è confermata dall’iscrizione
del portale che rammenta anche il rinnovamento dell’edificio conclusosi nel 1100. Nei
secoli successivi si rese necessario il tamponamento delle navate in seguito alle
numerose infiltrazioni d’acqua. La chiesa, che rappresenta una filiazione in scala
ridotta di S. Liberatore alla Maiella per quanto riguarda la struttura architettonica e
l’apparato decorativo, si configura trinavata e terminante con altrettanti absidi ed è
priva di campanile. La tecnica costruttiva prevede l’uso della pietra concia nella parte
inferiore della facciata e nell’abside maggiore ed in parte lasciata grezza, alla quale
si aggiungono pezzi presi dall’edificio preesistente e ed elementi di spoglio.
All’interno i conci squadrati sono utilizzati nei pilastri che scandiscono le navi e
nelle mostre delle arcate a sesto pieno. I capitelli dei pilastri sono decorati
piuttosto semplicemente con elementi vegetali ed alcuni inserti di figurine zoomorfe: in
alcuni di essi compaiono motivi a foglioline piegate simmetricamente, detti “a palmetta
dritta”, preludio di motivi decorativi sviluppati nel XII secolo. La tecnica usata nei
capitelli, secondo cui il rilievo viene fatto emergere dalla pietra lavorata ad incavo,
rimanda ai modi di S. Liberatore. La facciata si richiama ancora a questo modello per
quanto riguarda l’ornato del portale: un gioco di palmette “a pannocchia” si dispiega
con un giro doppio sull’arco estendendosi agli stipiti, attestando la presenza diretta
delle maestranze attive a S. Liberatore. La decorazione a racemi degli stipiti è stata
assegnata allo scadere del XII secolo sulla scorta dei paralleli con l’ambone di S.
Clemente a Casauria. La lunetta mostra un guasto affresco con S. Pietro, mentre due
rilievi ai lati dell’ingresso raffigurano David e S. Vincenzo Diacono. Le absidi
presentano tracce di un mensolato, forse rimanenza di un originario coronamento ad
archetti pensili. Nel catino absidale rimangono tracce di una pittura assegnata alla
prima metà del XII secolo, testimonianza di uno dei cicli più antichi della regione:
essa rappresenta un Cristo in maestà tra i cherubini e i Ventiquattro Vecchi
dell’Apocalisse.