’attuale
impianto risale al XII secolo, coerentemente con le prime citazioni della
chiesa, menzionata nella prima metà dello stesso secolo. In seguito a rimaneggiamenti
ed eventi sismici la chiesa dovette essere trasformata nel Duecento, mentre
nel secolo seguente i muri vennero rialzati e le arcate di sinistra tamponate
forse in seguito ad un crollo. La pianta si presenta di forma rettangolare
senza sostegni e con un transetto diviso in due vani da un solo pilastro
quadrangolare. La parete destra è scandita da una serie di arcate cieche
in pietra concia impostate su lesene, secondo un gusto che richiama modelli
architettonici toscani. Le arcate sono di tipo “benedettino”, in quanto
sperimentati per la prima volta a S. Liberatore alla Maiella. All’interno
delle arcate, che conducono l’occhio del visitatore verso il presbiterio,
dovevano essere delle pitture in parte sopravvissute nella prima apertura.
Anche la parete sinistra doveva essere traforata da una serie di arcate
delle quali ne sopravvivono due tamponate e poggianti su due colonne ioniche
di spoglio. Il presbiterio è rialzato di due gradini ed incorniciato da
un arcone ogivale. Il soffitto originario era formato da capriate, tornate
alla luce dopo lo smantellamento delle volte murarie. La facciata, dalla
forma a capanna e non esattamente in asse col corpo della chiesa, è ornata
da un portale i cui stipiti lisci presentano capitelli fogliati, mentre
l’archivolto è decorato da leoncini mutili. Sopra il portale si apre una
finestrella a ruota tra le più antiche della regione e formata da una raggiera
di colonnine tra arcatelle a sesto pieno. La facciata venne rialzata successivamente
nella parte terminale: il dislivello cronologico è sottolineato dall’utilizzo
di materiale misto al posto della pietra concia presente nella parte inferiore.
Durante la medesima fase, lungo i fianchi della chiesa vennero aperte delle
finestre a sovrastare le monofore originarie. Elementi lapidei di epoca
altomedievale sono stati riutilizzati nelle strutture murarie interne ed
esterne e recuperati dopo secoli di incuria. Nel complesso lastre e plutei,
alcuni decorati con figure di animali, datano al IX secolo. L’ambone, ora
conservato altrove, data al 1240, come attesta l’iscrizione: esso si articola
in una cassa rettangolare sorretta da sei colonne. L’ornato si rifà agli
elementi vegetali eseguiti ad imitazione del repertorio classico. Sul davanzale
di sinistra compaiono le figure di S. Paolo, S. Tito e S. Apollo.