QUALCHE NOTIZIA SU MORRONE
NEI PRIMI ANNI DELL' OTTOCENTO
Atto di proclamazione del contado di Molise
l
14 marzo 1806, con l'entrata dei francesi in Napoli, inizia il cosiddetto
"decennio francese" in cui regnano prima Giuseppe Bonaparte poi Gioacchino
Murat. Comincia così un periodo di riforme che porta a svecchiare le
strutture antiquate del regno.
Si porta a compimento quanto era nell'
animo degli uomini che ressero la Repubblica partenopea, però con una
maggiore aderenza alla realtà. Oltre alla divisione amministrativa ,
e all' istituzione delle intendenze, sono da ricordare le leggi sull'
eversione della feudalità e quelle che introducono il Catasto e lo "Stato
civile".
Anche l'amministrazione comunale subisce, chiaramente, riforme
sostanziali, ma gli amministratori di Morrone - e forse anche di altri
paesi - sono restii ad accettare le nomine: molti adducono motivi di
salute, addirittura uno si dichiara "idiota" L'amministrazione deve, però,
mostrare una parvenza di funzionalità e il 2 luglio del 1807 - su delibera
del Decurionato è nominato cancelliere comunale il dott. Nicola Cinelli,
con un compenso annuo di 40 ducati.
Con questi
presupposti, dunque, i sindaci e gli eletti morronesi, pur accettando
gli incarichi, non sembrano aver tempo e motivazioni sufficienti per
dedicarsi all' amministrazione del paese.
In un rapporto all' intendente del 19 febbraio 1809 il
maresciallo Antonelli - comandante la brigata della gendarmeria reale di
Ripabottoni - così scrive: " ... là si vive in perfetta anarchia,
mentre non vi è nella suddetta comune né sindaci, né eletti, né aggiunti
... a chi volete, o signore, che io ricorra per essere informato dello
spirito pubblico, degli assassini, e ladri, disturbatori della pubblica
tranquillità, vagabondi, sediziosi per vederne informato il Governo?"
Questo stato di cose si protrae anche dopo il ritorno dei
Borbone sul
trono di Napoli. L'intendente di Molise, il 12 novembre 1819, rimprovera il
sindaco - responsabile del mancato approvvigionamento del sale - in questi
termini: "Troppo tardi ella si è risvegliata con cotesto Decurionato dal
letargo profondo in cui l'è piaciuta di stare per dieci mesi continui. il
sale è un genere che serve per la carne porcina, e durante il carnevale
ella ha dormito. il sale è indispensabile per il formaggio, e durante l'està
ella ha dormito. Nella fine dell' està il sale si fa mangiare agli animali,
ed ha dormito ugualmente. Si è svegliato adesso quando il sale non serve
che per il puro condimento dell' erbe dei contadini ... "
La cosa è ancora più grave perché in quel periodo Morrone non è l'ultimo
dei Comuni: nel marzo del 1820 - all' impianto del catasto terreni - il
paese ha una popolazione di 2940 unità, 492 case, 4 mulini una taverna e
una neviera, oltre a un imprecisato numero di forni. Non mancano, inoltre,
problemi di ordine pubblico: tra il 1817 e il 1820, infatti, Giuseppe
D'Opera, Giuseppe Di lorio e Domenico Di Lisio sono accusati di stupri e
di furti, perpetrati sia a Morrone sia a Ripabottoni e Casacalenda.
Finalmente catturati furono condannati dalla Gran corte criminale di
Molise con sentenza del 24 agosto 1820 - a dodici anni di "ferri", ossia
di lavori forzati.
Un quadro più esauriente sulle condizioni di vita in Morrone ci viene
offerto dalla cosiddetta "Inchiesta murattiana" voluta principalmente
dal ministro Giuseppe Zurlo, molisano e profondo conoscitore della realtà
meridionale.
ACQUA.
n
mezzo quasi ad un comprensorio di nove in dieci miglia di circonferenza,
di un pian terreno sensibilmente inclinato, e bagnato da un lato da un
fiume perenne, e in due altri da altrettanti torrenti che nelli soli mesi
di està (estate) lascian asciutto il piede al viandante, si eleva una
Montagna nel di cui dorso giace Morrone. Mia Patria situata; montagna
d'un miglio e mezzo di periferia (perimetro) e circa mezzo miglio di altezza
nel suo Ponente: quali altezza tanto a destra, quanto a sinistra va gradatamente
scemandosi fino a fare nel suo crinale una inclinazione, ove presenta
una mediocre entrata al Paese, scorgendosi in tutto il resto precipizio,
e dirupo.
Questa Montagna altro non è che un ammasso di pietra
calcarea quasi continuo, ricoverto ove più, ove meno di poca terra vegetabile,
in fuora delle sue falde, ove veggonsi strati di terra sabbiosa, argillosa
e mista nella base della riferita Montagna sgorgano da sei fontane acque
perenni, che servono non solo all'ordinaria bevanda, ma bensì a tutti
gli altri usi della vita economica dell'intiera popolazione.
Con queste acque, avendo la soprapposta Montagna per
lor comun serbatoio, e dovendo al suo di dentro scorrer pria di andarsi
a deporre nel lor recipiente non posson non imbeversi di molte parti eterogenee
che l'istesso suolo, ove essi trascorrono, sono presenta e tenersi in
soluzione colle medesimi, quindi è, che benché limpide e chiare si veggiono
analizzate per mezzo del carbonato ammoniacale fluido, lascino un bastante
sedimento terroso., di natura calcarea ed argillosa. Da tutto questo rilevasi
chiaro, che dette acque per l'uso della vita animale non sono troppo buone,
benché la necessità ci obbliga a beverle possonsi per altro rendere migliori,
se mai si facessero scorrere dentro tubi dalle loro sorgive, fino ai fonti
lor recipienti.
CIBO.
Col nome di cibo intendo qualunque alimento tanto in
forma solida, che fluida, introdotto per la via della bocca per servire
di mantenimento alla macchina umana. Esso e dunque della massima importanza.
Questi alimenti consistono ordinariamente nel pane, nelle carni, nei legumi
e finalmente ne' vegetabile cice i solidi. L'acqua, ed il vino formano
i fluidi.
PANE.
Il pane suole farsi di grano, e di frumentone, o sia
granodindia. Il primo, senza entrare in un minuto dettaglio, se sia stato
di una sola natura nel principio, e che tante sai diversità nate siano
dalla diversa maniera tenuta dall’uomo nel seminarlo, di coltivarlo: e
senza prendersi la pena dì descrivere, tutte la sua specie, per non essere
prolisso senza necessità; mi restringo solo a far mensione di quel grano,
di cui suole farsi uso dai nostri Agricoltori.
I nostri grani altri sono duri come la Serraolla,
il Calabrese ed il Turchese; altri sono bianchi, come la
Carosella ed il Ciccarello; giacché della Risciola
della Maiorica, Sergentina, Romanella, Cignarella
o niente, o poco uso suole farsi L'istesso dico della segale che fra le
piante farinacee annoverasi.
Qualunquo sia il grano per esser buono ad uso di pane,
bisogna che sia duro, pesanto, ben nutrito e liscio nel suo esteriore
Ma si suole sempre avere il grano fornito di tali proprietà? Quante volte
la cattiva stagione ce lo fa raccogliere immaturo e le nebbie marine ce
lo rendono carbonato? 0 piacesse al Cielo che a tanti mali non si aggiungessero
anche quelli della malafede de' Venditori! Ma tutti fanno pane di grano?
La classe indigente che forma la massima parte della Popolazione è costretta
a cibarsi di pane di frumentone. Questo pane, oltre i mentovati inconvenienti
del grano suola farsi senza lievito, per avere la gente povera, non un
cibo più nutritivo ma uno, che faccia maggior peso nel suo stomaco; non
potendo sempre a suo talento soddisfare la fame. D'onde questo nasce?
Nasce perché le terre mostransi ingrate alle fatighe de' lavoratori e
quel poco di grano che se ne ritraghe, si impiega a pagare i pesi (le
tasse) al terreno annessi; restando al campagnolo il solo frumentone,
che non sempre e bastante al suo mantenimento, ed a quello della famiglia,
per venire il più delle volte scarsi il suo raccolto.
CARNE.
La carne per esser buona, fa d'uopo, che sia di animali
ben pasciuti, e scannati; Cattiva essendo quella di animali morti o lasciati
ingrassare d'immondezze. La carne mangiata in quantità suole produrre
de' "cattivi effetti" come Cattivi effetti suole cagionare la totale sua
mancanza Il prezzo della carne di maiale e di carlini due, di grana diciotto
di manzo, di capretto e di agnello.
LEGUMI.
Gli più usati sono la fava, tanto maggiora che picciola,
il fagiolo, il cece e la cicerchia. Questi legumi imbandiscono quasi sempre
le mense de' nostri Cittadini.
VEGETABILI.
Le minestre che da questi sogliamo noi ricavare, sono
il cavolo, e sue diverse specie, l'endivia, l'aglio, la bieto, la lattuga
la rapa, il senape, i pomidoro, i sellari e le cipolle ma non sempre le
possiamo avere per le nevi che in tempo d'inverno tengono ricoverti i
nostri orti.
OLIO.
Benché l'olio non sia un cibo, è condimento però del
cibo. Altro olio noi non conosciamo che quello dell'olivo. Tutte le altre
piante oliare sono ignote ai nostri contadini, per esser quello ritratto
dall'olivo sufficiente ai bisogni della sola vita animale. L'olio sarebbe
di buona qualità, se non si raccogliessero le olive in tempo improprio
e se si facesse spremere dai trappeti e non dal piede dell'uomo dentro
sacchi di lana giusta l'antico costume.
VINO.
Gli alimenti fluidi sono l'acqua e il vino, dell'acqua
se ne parlato. Il vino è bastante, ma non tutti hanno la loro vigna; le
genti povera è costretta a gustarlo di rado. I nostri vini generalmente
sono buoni, ma potrebbero migliorarsi primo con la scelta delle uve; secondo,
col fare che il mosto si svini subito dopo la prima fermentazione e si
racchiuda dentro botti separate. Terzo vedere per mezzo dell' enometro
se in qualduno le parti integranti siano nella giusta proporzione per
correggere il difetto. Ogni uomo addetto alla campagna avrebbe bisogno
di rotoli due di pane (circa 2 kg.) e caraffe tre di vino (circa 2 L)
e due minestre, una di vegetabili e l'altra di legumi per le tre volte
che suol sedere a mensa il giorno. Il costo del pane e d'un carlino di
grana nove quello del vino e grana cinque le due minestre il suo condimento.
In un grana ventiquattro è la spesata di una giornata Se si aggiunge due
volte tanto per la moglie e tre figli si avrà il totale del consumo per
una intiera Famiglia Questo è l'ordinario. Nei tempi penuziosi (di carestia)
si sono veduti i poveri cibarsi di ghiande, e polpa d'olivo spremuto e
bevere solo acqua per non esserci pubblici stabilimenti d'onde tirare
il loro alimento.
ABITI.
Gli abiti dovrebbero essere relativi ai climi, ed alle
stagioni, ne questo si suol fare da un padre che appena saziata sua Famiglia
di frumentone, e d'erbe? Un misero giubbone, nonché una meschina gonnella
di panno ruvido di lana, fatta con le proprie mani, ricovrono la lor nudità,
perché una semplice camicia di tela rustica suol ricoprire quelli di poveri
ragazzi.
ABITAZIONI.
Ogni individuo abita in casa molti la pigliano a pigione,
ogni casa é fabbricata di pietra forte, che ci somministra il suolo istesso.
I secondi (quelli in affitto) per minorare (risparmiare) la spesa, soglionsi
contentare di un angusto sottano (piano terra) ove sopra la nuda terra
son costretti a ritirarsi con l' intiera famiglia, e riscaldarsi in un
angolo meno esposto al freddo, ove sogliono avere il focolare, con pochi
rami e radici di quercia, che tanto il padre, che la madre, dopo di aver
tutta la giornata passata in una laboriosa fatica, portansi indosso per
così evitare il freddo di quella serata.
CAUSE DELL' INSALUBRITA DELL' L' ARIA.
La situazione del Paese fa godere più tosto aria buona
che cattiva La picciola alevatezza della montagna ci fa evitare il gas
nitrogeno proprio delle valli, come l'idrogeno degli alti monti L'essere
esposti al sole continuamente contribuisce non poco all'istesso scopo.
Ma l'aver case molto anguste per il numero degli abitanti e della rustica
Famiglia, come anche lo stare in pian terreno si rende l'aria molto malsana.
A queste cause se ne aggiungono delle molto altre: Come avere una Chiesa,
ove il barbaro costume regna tuttavia di seppellire i cadaveri; un Cimitero
in mezzo all' abitato le strade molto strette, e tutte immonde; i macelli
dentro all' istesso paese, e letamai vicini fanno perdere tutto il beneficio
della situazione.
OCCASIONE DI DOCUMENTO ALLA PUBBLICA SALUTE.
I cani, benché ce ne siano molti finora pochissimi
se ne sono veduti rabbiosi, ed appena qualcuno ha dato piccolo indizio
di tal morbo, si è avuta sempre la cura di ammazzarlo. Il luogo non permette
animali da tiro. I pochi che ci sono, sono da soma. Tutto il resto manca.
IMPIEGATI ALLA GUARIGIONE.
Ci sono cinque medici, e due chirurghi, due speziali
(farmacisti) ostetrici e salassatori (barbieri). Fanno tutti il loro dovere?
A me non conviene d'indicarlo, si per non aver tanti lumi, si anche esercitare
andrò io l' istess' arte. Si assoggettino tutti ad un pubblico esame,
ed allora si vedrà chi possa esercitare con decoro l'arte medica. L'impiegati
alla guarigione vengono contattati dai Particolari (quelli del posto).
I poveri vivono alla descrezione del caso.
PATOLOGIA.
Malattie vere endemiche qui non ce ne sono: nascendo
questa da cause tutte particolari e proprio del suolo, per essere risvegliate
debbono essere tutte differenti e distinti dalle altre Se pure non vogliasi
facendosi un abuso del nome chiamare endemica quella disposizione reumatica
alla quale vanno tutti soggetti i nostri lavoratori di campagna figlia
della posizione del Paese, il quale avendo le sue terre in un sito molto
basso e lontane dall'abitato, nel riconferirsi la sera a casa, non possono
non contrarre reumi.
Vere malattie di mutazione qui non ci dovrebbero regnare
Se mai queste gravassero solo in luoghi d'aria malsana per le aque stagnanti,
non essendovi si fatti luoghi in tutto il nostro territorio. Ma siccome
un putrido stabulante nell'intestini possa alle volte per la lunga dimora
contrarre tal grado di malignità, che ammezza in breve tempo gli infermi
con tutti i segni d'una febre di mutazione, da questa non vanno esenti
i poveri campagnoli i quali nei mesi specialmente d'autunno, dopo le prime
acque cadute, costretti vengono per guardare i loro averi a dormire in
campagna le notti fredde. I rimedi trovati utili in simili malattie sono
gli oppiati, gli eteri, i bagni caldi aromatici ed infine la china.
Delle vacinazioni qui non se ne parla neppure. Pochi
benestanti ne han fatto uso con successo, ma il Popolo attaccato agli
antichi pregiudizi non vuole subire i benefici di un tal metodo e secondare
le mire del provvido Governo, contentandosi al più d'innestare i propri
figliuoli col vaiolo naturale. Morbi Gallici non ve ne sono. E quando
qualcuno ne fosse sorpreso, limitandosi ad una leggiera gonorrea venerea,
con le acque bevute in copia se la tolgono.
La Classe indigente forma la massima parte di questa
popolazione, e questa e la prima ad essere attaccata. Di infermità questo
si è veduto chiaro nelle malattie che ha dominato in quest'anno e che
ha fatto una gran strage presso l'infimo Popolo. Strage non solo nata
dal male putrido e contagioso di sua natura, prodotto dall'uso, continuato
del granone guasto di cui han dovuto cibarsi, quanto dalla mancanza di
mezzi salutari dell'orto per la grande miseria e se la medesima malattia
non ha esentato le case. Il mestiere di raccogliere i parti si esercita
con dolore da donne (ostetriche) imperite e sciocche, e chirurgo si chiama
solo nei parti difficili, quando la natura non suole da se espellere il
feto per la sua posizione non naturale, questo inconveniente è un pregiudizio
che difficilmente si sbarbica. I fanciulli nel primo anno e forse nel
secondo si nutrono di latte delle proprie madri Le nutrici sono rare.
Tutto questo è quello che ho potuto io scorgere, e
notare di rilievo degno di essere sottoposto alle mire del Governo del
mio Paese. Le riflessioni istesso credo doversi fare per tutti gli altri
del Circondario. L'essere detti Paesi situati nello stesso clima, avere
l'istessa terra per Madre far uso di medesimi cibi con ragione dico degli
altri quell'istesso che del mio ho notato.
Luigi Cinelli
Queste poche notizie non sono certamente sufficienti ad
inquadrare Morrone - e non era nelle intenzioni - in un periodo così denso
di avvenimenti, ma, si spera, siano bastanti a delineare le condizioni in
cui si viveva in quegli anni. Se poi le situazioni esposte ci sembrano da
preistoria, ricordiamoci che si tratta, invece, del modo di vivere di
tanta gente all' inizio dell' Ottocento, meno di duecento anni fa.
Introduzione e chiusura di Angelo
Petrucci.