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La storia di Morrone
del Sannio
Gli
scavi di Casalpiano |
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Complesso monumentale di Casalpiano
a Morrone del Sannio
Cristiana Terzani - Gianfranco
De Benedittis
L’insediamento si colloca in un’ampia area pianeggiante
di media collina, ai margini della valle del fiume Biferno; a breve
distanza è ancora visibile il tracciato del tratturo Celano-Foggia.
L’insediamento rustico (villa o vicus), di notevoli proporzioni, come
è stato evidenziato anche con gli ultimi saggi di scavo è occupato dall’età
tardo-repubblicana fino a quella tardoantica/altomedioevale, con fasi
di occupazione alterne. In età romana il sito doveva essere inserito
in un più ampio sistema produttivo ed essere collegato a mercati e ad
altri centri. Provvedeva tuttavia con sufficiente autonomia, oltre che
alle colture agricole, anche alla lavorazione delle derrate alimentari
(olearie) e ad attività artigianali, quali la tessitura, la produzione
di ceramica e di materiale edilizio.
Morrone del Sannio-Casalpiano. Planimetria dell’insediamento
rurale,cliccare l'immagine per ingrandire.
Le indagini archeologiche hanno portato in luce solo
un settore pertinente alla parte residenziale tuttavia sufficiente per
individuare una preliminare successione delle fasi in cui si articola
la storia dell’insediamento. Tra la fine del II e il I secolo a.C.
l’area viene edificata con vani che conservano la parte inferiore dei
muri perimetrali e i pavimenti in opus signinum.
La
decorazione dei pavimenti è ottenuta con l’inserimento in un massetto
di cocciopesto di tessere bianche, nere o verdastre formanti decorazioni
geometriche: motivo a reticolo o a elementi poligonali, con cornice
delimitata da riquadri o meandri. Un altro tipo presenta un campo riempito
senza ordine con pietruzze e scaglie di marmo policromo e tessere di
dimensioni maggiori disposte al centro e ai vertici di poligoni.
I pavimenti di cocciopesto e i battuti arricchiti con l’inserzione di
pietre e marmi colorati sono in uso a Pompei nel periodo del primo stile,
ma continuano anche in una fase successiva contemporaneamente all’affermazione
del mosaico ornamentale e del tassellato.
Confronti con pavimenti rinvenuti a Roma e nel Lazio confermano la cronologia
proposta. Il complesso viene ampliato nella prima età imperiale,
con la costruzione di nuovi ambienti rivestiti in opus reticulatum.
Di un impianto termale si è messo in luce un vano con il pavimento sopraelevato
da suspensurae fittili .
Informazioni sui proprietari della villa sono fornite da tre iscrizioni.
Al centro di un ambiente, sul pavimento musivo, tagliato dall’edificio
diruto della chiesa maggiore, è stata rinvenuta l’iscrizione C(aius)
VOLVSIVS GALLVS FECIT . La gens Volusia è attestata con frequenza a
Roma, in Campania, sulla fascia adriatica dal Picenum all’Apulia e verso
i confini interni (Telesia, Amiternum) della regio IV (Samnium)2 .
Su un’ara votiva in pietra calcarea era riportata la dedica di un liberto
– C. Salvius Euthychus - ai Lari Casanici per il ritorno della padrona
Rectina .
Resta al momento una pura ipotesi l’identificazione, che ne è stata
proposta, con il personaggio scampato all’eruzione del Vesuvio del 79
d.C. e salvato da Plinio il Vecchio, comandante della flotta di stanza
al capo Miseno (Plinio, Epistulae, VI, 16) .
Dalla stessa area proviene anche un’iscrizione funeraria in cui compare
la gens Anicia, di rango senatorio attestata a Roma in età imperiale
tardo-imperiale.
Nel complesso residenziale sono leggibili sovrapposizioni di fasi successive,
che attestano una lunga continuità di vita dell’insediamento fino al
V secolo d.C.
La produzione e distribuzione di ceramica tardoantica, oltre all’associazione
tra sigillate tarde d’importazione e la ceramica dipinta, documentati
nel contesto di Casalpiano, sono caratteri peculiari dei territori che
rimasero a lungo sotto il controllo bizantino.
Gli scavi condotti nella badia romanica di S. Maria di Casalpiano, negli
ambienti annessi e all’esterno hanno portato in luce un complesso cimiteriale,
con notevole densità di sepolture (oltre 70), che hanno prevalentemente
un orientamento W-E. Dopo l’abbandono e il crollo della villa rustica
l’utilizzo sepolcrale ha in parte danneggiato gli ambienti, tagliando
strutture murarie e creando incassi nel piano pavimentale.
Le tombe, a cassa con copertura e rivestimento di lastre e blocchetti
di pietra squadrati, sono per lo più prive di corredo.
Gli scarsi oggetti rinvenuti sono riferibili all’abbigliamento
del defunto (fibbie in bronzo e in ferro) e raramente sono costituiti
da suppellettile vascolare, ornamenti (bracciali in bronzo, perle in
pasta vitrea) e monete, databili dalla fine del VI/VII secolo d.C. In
relazione al complesso monastico, dati di archivio ci informano che
nel 1017 i presbiteri Martino e Pietro offrono all’abate Atenolfo di
Montecassino le chiese di S. Maria e S. Apollinare in Casalpiano. Il
toponimo alto medievale ”casale” indica un insediamento e un centro
amministrativo minore, in continuità con le funzioni dell’antica villa;
possiamo ritenere comprendesse una serie di edifici, con relativi annessi:
magazzini, stalle, forni, in parte evidenziati con gli scavi. Elementi
architettonici alto-medievali sono stati riutilizzati nelle sepolture
o inseriti nella fabbrica successiva.
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OB. REDIT. / RECTINAE. N / V. S.: DE BENEDITTIS ET AL. 1993: 51-52.
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