Le opere
fortificate
L'opus gallicum nelle opere fortificate
In molte opere
fortificate molisane si riscontra la presenza di un singolare apparecchio murario
costituito da elementi lignei inseriti nella muratura in pietrame, con funzione
strutturale. Di questo, deperito l’elemento ligneo, restano gli alloggiamenti che non
devono essere confusi con le buche pontaie. La disposizione di pali o travi (talvolta
formano un vero telaio) non trova ancora concordi sull’effettivo contributo statico che
può fornire alle strutture murarie. L’opinione che si tratti prevalentemente di anomalie
costruttive, di ingenui tentativi di rendere solidali alcune parti della muratura va
rivista alla luce del sempre più crescente numero di esempi rinvenuti. La procedura è
molto antica (impiegata già nei terrapieni di epoca protostorica) e descritta da Giulio
Cesare (De Bello Gallico); abbastanza usuale nell’architettura del medioevo, troverà
applicazioni fino in tempi molto più recenti. Gli esempi molisani riguardano in
particolare le opere fortificate, strutture per le quali è importante la velocità di
esecuzione. I casi più interessanti sono al castello di Roccamandolfi e alla torre di
Magliano in comune di S.Croce. Nel primo caso si trovano file sovrapposte di fori ad
intervalli sufficientemente regolari sulla vasta cortina a scarpa e sulle pareti delle
torri “a cavaliere”; nel secondo, i fori superstiti denunciano una doppia maglia di
barre: radiali alla muratura di piccola sezione circolare e longitudinali di sezione
quadrilatera più grande. Altri esempi sono a Longano (castello delle Riporse), a Palata
(rudere di Castellerce).