Le
fonti testimoniano lo scontro tra Ruggero conte di Molise e Corrado di Lutzelinhart,
al quale Enrico VI ha affidato la contea; il castello viene distrutto da
Federico II (1222-23) e successivamente smantellato per ordine di Carlo
d’Angiò (1270).
I resti di questa imponente struttura si trovano su una cima a circa 1080
m in posizione isolata a controllare del valico del Matese, posto lontano
dalle grandi vie di comunicazione. Le strutture della fortezza risultano
perfettamente fuse con la roccia sottostante e adattate a seguire il profilo
naturale del terreno. Lo sviluppo planimetrico presenta un corpo quadrangolare
(forse il donjon) e un recinto irregolare che ingloba il primo con due lati,
a nord e a ovest; l’unico ingresso è preceduto da un rampa che si trova
sul lato orientale, ben difeso da cinque torri di cortina, tre semicircolari
e due circolari. Gli apparati di difesa sono costituiti da arciere a forte
stronbatura. La tecnica costruttiva della cortina meridionale è di particolare
interesse per la presenza di fori di alloggiamento di barre lignee che,
posti su piani orizzontali e regolari, indicano la sequenza costruttiva.
Sugli altri lati le murature sono a strapiombo sul costone roccioso con
il quale si integrano La fortezza di efficacemente.
Roccamandolfi (il toponimo rinvia alla rocca Maginulfi longobarda) è un
esempio di opera fortificata di difficile interpretazione. I modelli di
riferimento sono pochi e i paragoni non sempre sono affidabili. Di certo
si tratta di una opera fortificata che presenta molti caratteri di singolarità
che solo le ricerche in atto potranno contribuire a chiarire.