Castrum Pescharum, Pesclis, Pescla, sono
i nomi del borgo posto sul fianco del monte San Bernardo e indicano, provenendo
dalla matrice latina pesclum, un luogo ricco di pietra buona per costruzioni.
Posto a controllo del tratturo Pescasseroli-Candela, Pesche appartiene a Guglielmo,
com’è riportato dal Catalogus Baronum. Fino al XV secolo sarà proprietà della
Abbazia di Montecassino.
Il paese è ben conservato, racchiuso dalla cinta muraria; gli edifici in pietra,
risalenti al secolo scorso, sono per l’elevata pendenza slanciati in altezza e
raggiungono anche i cinque piani, dando vita ad una serie di vedute pittoresche.
Il castello di Pesche rispetta la regola secondo la quale il nucleo abitato rappresenta
per l’assediante il primo ostacolo. In forte pendenza lungo la falda della montagna,
il recinto con torri cilindriche di cortina (rompitratta ed angolari) chiude il
borgo che rende impossibile il trasporto di macchine da guerra. Una serie di installazioni
assicurano una efficace difesa ad un attacco sul lato a monte: un ridotto che
ha i caratteri di un piccolo donjion rialzato su uno zoccolo a scarpa, un buon
sistema di fiancheggiamento attrezzato con numerose feritoie e apparati per la
difesa piombante. In alcuni punti sono ancora ben evidenti le tracce delle strutture
lignee (solai e barre di rinforzo) nelle cortine murarie in pietrame misto locale
a pezzatura variabile ma comunque apparecchiate con buona cura.
Pesche è un significativo esempio di castello-recinto con ridotto di difesa riferibile
al modelli dell’Abruzzo (per esempio S.Pio delle Camere) più che a quelli diffusi
negli altri centri molisani.