Lo sviluppo storico dell'architettura fortificata
Il Molise può essere considerato una “terra di transito”, una regione che ripetutamente nel tempo è stata
coinvolta in vicende storiche che l’hanno fortemente condizionata; una regione che anche per questo ha sempre dimostrato una sensibile vocazione ad essere
“terra di castelli”. Torri, recinti e castelli sono sempre legati al territorio da molteplici relazioni: lo controllano e lo soggiogano ma al tempo stesso ne
dipendono.
Le opere fortificate rappresentano una classe di “reperti” architettonici tra i più frequenti; hanno la non comune specificità di presentare livelli di
sopravvivenza e soglie di vulnerabilità molto elevate perché sono state progettate, costruite e costantemente adattate a nuove situazioni proprio allo scopo di
resistere il più a lungo possibile. Il cattivo stato di conservazione di alcune opere fortificate è imputabile non tanto a cause belliche o a cataclismi
naturali quanto piuttosto al fatto che i castelli, ormai inutili dal punto di vista prettamente militare, sono diventati spesso una cava di materiali da
riutilizzare e poi lasciati in abbandono. Il Molise, da questo punto di vista, presenta la singolarità, legata anche alla sua povertà, di vedere il costante
riutilizzo degli edifici antichi con adattamenti talvolta pesanti ma più frequentemente dettati dalla più semplice regola della necessità.
La presenza di opere fortificate nel Molise è costante nel tempo: recinti di epoca sannita, accampamenti fortificati e città murate di epoca romana;
insediamenti, installazioni ed opere difensive longobarde, normanne; sveve ed angioine, residenze fortificate di epoca aragonese. La toponomastica molisana
riporta frequenti citazioni che si riferiscono ad opere fortificate: la Torretta, la Guardiana, la Rocca, Tre Torrette, la Torre... Il castello, in queste
condizioni, assume il ruolo di elemento privilegiato di interpretazione della storia del territorio.
la presenza dei Normanni