L'architettura normanna
Nel Molise sopravvivono tracce di epoca normanna, sebbene
spesso trasformate dagli interventi successivi. La localizzazione degli
edifici potrebbe sembrare uno dei primi elementi in grado di fornire informazioni
sull’origine di una opera fortificata. Le distinzioni basate sulla diversità
di materiali utilizzati a seconda delle epoche o delle diverse aree non
sono possibili. Il materiale utilizzato è, nella maggior parte dei casi,
pietra locale. Le tecniche costruttive e le procedure di apparecchio sono
necessariamente il risultato del grado di evoluzione e di ricchezza raggiunta
dai centri urbani. L’indagine è resa complessa dai numerosi rifacimenti
ed adattamenti funzionali che gli edifici fortificati hanno subito, anche
a causa dell’alta sismicità della regione.
Certamente i Normanni, definiti dal Chronicon grandi costruttori di castelli,
hanno trovato un territorio già caratterizzato da edifici fortificati a
dominio dei borghi e, talvolta, elementi difensivi isolati. I Normanni,
nel giro di un secolo e mezzo si sostituiscono al potere longobardo creando
una rete di castelli più adatti alle loro esigenze belliche e a nuovi modelli
difensivi. La capillare penetrazione normanna porta alla costituzione di
una rete di opere militari sufficientemente omogenea. Il carattere dell’incastellamento
passa progressivamente da quello militare-politico di principati longobardi
e temi bizantini a quello militare-feudale normanno.
Il carattere autonomo delle fortificazioni longobarde viene superato dall’architettura
normanna che risponde ad una logica difensiva a più largo raggio, in una
maglia sul territorio sempre più serrata. I Normanni non si limitano a riadattare
i preesistenti capisaldi longobardi ma costruiscono nuovi edifici adottando
modelli che, in un primo momento importati, assumeranno con il tempo nuovi
caratteri più aderenti alle singolari condizioni morfologiche del territorio
molisano.
Chi occupa le posizioni migliori finisce con il diventare polo di attrazione
per altri che, nel giro di qualche tempo, si riaggregheranno facilitando,
in tal modo, le condizioni per lo sviluppo della seconda fase del feudalisimo.
La permanenza nelle aree interne e montane di strutture fondiarie e di processi
amministrativi di epoca romana, anche dopo la loro decadenza effettiva impedisce,
di fatto, la formazione di una trama di pertinenze in cui il castello è
il riferimento amministrativo e istituzionale. E’ molto probabile che l’idea
di motta e di donjon debba essere modificata in aree molisane prevalentemente
montagnose (la loro presenza è comunque testimoniata dalla sopravvivenza
dei toponimi) ed adattata, quindi, a condizioni ambientali diverse da quelle
usuali per i Normanni. Nella aree pianeggianti della Puglia e in Calabria,
invece, vengono conservati modelli più tradizionali e più aderenti a quelli
francesi. Una prima fase è caratterizzata dalla trasformazione delle fortificazioni
in legno (o prevalentemente in legno) in strutture in pietrame la seconda
vede il consolidarsi di nuovi impianti totalmente in pietra. Le premesse
al fenomeno dell’incastellamento nel Molise vanno cercate in un periodo
di instabilità politica ed amministrativa mentre lo sviluppo della società
feudale viene fortemente condizionato dalla presenza dell’abbazia di S.Vincenzo.
Nella valle del Volturno il fenomeno di insediamento viene preceduto da
una fase di accentramento, in conseguenza dell’attività di bonifica della
“silva densissima” compiuta dai coloni dei monaci. Sotto le pressioni dei
conti longobardi, dei saraceni e degli stessi Normanni, le difese militari
sono riorganizzate: nascono i borghi chiusi da mura come Forneli, Scapoli
e Santa Maria Oliveto (“castrum costituit in montem” dopo il 1066). I castella
rappresentano il momento conclusivo di un processo di sfruttamento del territorio
e gli elementi che predispongono gli agglomerati urbani ad una successiva
e più consistente attività edificatoria.
Oratino