Località di provenienza
MORRONE DEL SANNIO - Innanzi la chiesa di S. Maria
di Casalpiano otto m. a libeccio di Larino; oggi serve di piedistallo
ad una croce di legno (Carabba 1854).
Collocazione
MORRONE DEL SANNIO – nel 1989 fortemente degradata
fu portata all’interno della chiesa di Santa Maria di Casalpiano, Dopo
il restauro presso la Soprintendenza Archeologica del Molise è stata di
nuovo collocata a Santa Maria di Casalpiano.
Misure h. 84;1,53 min., 58 max; spes. 55 ; specchio
ep. H. 38;
Ara sacrificale in pietra calcarea con base sagomata
a plinto e duplice gola, la parte superiore ha una modanatura simile alla
base che corre sia sulla faccia destra che su quella sinistra dove sono
presenti a basso rilievo rispettivamente una Patera ed un Orcesus, la
faccia posteriore è piatta e scalpellata, mentre su quella superiore è
presente un foro del diametro di cm. 13 per l’incastro della colonnina
che sorreggeva la croce. L’ara è spezzata in due blocchi verticali addossati
ed è priva di un grosso frammento in alto a destra.
C(aius) SALVIUS
EUTICUS
LAR(ibus) CAS(anicis)
OB REDIT(um)
RECTINAE N(ostrae)
V(otum) S(olvit)
Caio Salvo Eutico sciolse il voto ai
Lari di casa per il ritorno della nostra Rectina.
È una tipica ara sacra ex-voto, che è un espressione
di riconoscenza verso i Lari per il ritorno di Rectina.
Secondo alcuni studiosi, la donna citata è la stessa
ricordata da Plinio il Giovane, che condusse Plinio il Vecchio a soccorrerla
durante la famosa eruzione del Vesuvio del 79 d.c. L’ipotesi è suggestiva,
ma suscita qualche perplessità, perché si basa soltanto sull’uguaglianza
di un unico elemento onomastico , il cognomen, è sul fatto che Rectina
ritorna da un luogo imprecisato; Salvius Eutychus, i cui legami con Rectina
sono espressi semplicemente da quel n(ostra), è probabile che sia un suo
liberto cioè, il dedicante liberato o per disposizione testamentaria del
deceduto padrone, oppure della stessa padrona (ereditiera di più proprietà
fondiarie). Infatti il confronto più diretto si può fare con l’iscrizione
di Canosa (CIL. IX, 322) come Larino appartenente alla Regio II, nella
quale lo stesso gentilizio Sal(vius) è associato a Rec(tina), il che farebbe
supporre che sia il nome del marito che quello di Rectina in entrambi
i titoli epigrafici fosse effettivamente Salvius come quello dello schiavo.
Datazione I sec. d.c.
Rilevazione 22 novembre 1989 (fig. 205) – Tav. XXVIII,a,b,c.
Località di provenienza
MORRONE DEL SANNIO – ritrovata a S. Maria di Casalpiano
dal Carabba nel 1854 a cui la descrisse il nobile Don Luigi Fantetti.
Collocazione
Oggi come al tempo di Mommsen (1883) “se ne lamenta
la perdita”
D.(is) M.(anibus) S.(acrum)
M.(arco) ANICIO GA
IONAE
FRUC(tosi). FIL(io)
Sacro agli Dei Mani. A Marco Anicio
Gaiona, figlio di Fruttuoso.
La 1.4 potrebbe essere FRUCTOSI come ne CIL, IX, 757
=n. 30.
La formula sepolcrale porta a datare dalla metà del
I d.c. in poi. Gaiona(s) nome semitico
Località di provenienza
MORRONE DEL SANNIO – ritrovata nel 1854 sotto Morrone
del Sannio al Convento di S. Maria di Casalpiano al di fuori dell’eremitorio.
Collocazione
MORRONE DEL SANNIO – Convento di S. Maria di Casalpiano.
Deposito Soprintendenza Archeologica.
Misure:H. 43; l 1.55; spes. 7: lett, 1:5-3,5;2:3,5;3:3,5;4:4;
punti separativi triangolari.
Frammento superiore di lastra sepolcrale in pietra
calcarea con timpano inserito, decorato da palmette nei triangoli acroteriali,
lo specchio epigrafico è delimitato da un listello ed una cornice perlinata.
D.(is)M.(anibus)S(acrum)
NATALINI
PRIMIGE
(N)IUS
......
Sacro agli Dei Mani di Natalino. Primigenio…
Ovviamente l’iscrizione terminava con l'indicazione
molto probabile pater filio posuit o similari.
I personaggi citati riflettono nomi sicuramente di
rango servile del periodo tardo-imperiale, quindi si data III sec. d.c.
Rilevazione 14 settembre 1992 (fig. 207) – Tav. XXIX,
149 a
Località di provenienza
MORRONE DEL SANNIO –Località chiesa di S. Maria di
Casalpiano, mosaico in signino venuto alla luce nel corso degli scavi
del 1992 che hanno interessato l’area posteriore della chiesa.
Collocazione
MORRONE DEL SANNIO – dopo il restauro sul sito del
ritrovamento.
Misure l. cm. 90; lett. 5-5,5
Si tratta di un iscrizione con tessere azzurre scuro
posta in basso a sin. Su un mosaico in signino, battuto di color rosso
in cocciopisto, decorato da un campo centrale in cerchi concentrici e
altre decorazioni periferiche squamate e reticolo di losanghe in
tessere bianche
C(aius)VOLUSIUS
GALLUS FECIT.
Gaio Volusso Gallo Fece.
La Terzani (1993) nel datare il mosaico tra la
fine del secondo secolo – inizi del primo a.c., suppone che il nome identifichi
il committente e quindi anche proprietario della villa. La gens Volusia
è attestata con frequenza a Roma,; compare inoltre in iscrizioni della
Campania, sulla fascia adriatica del Piceno (Cupra Marittima) all’Apulia
(Venusta); nella Regio IV (Samnium) si trova menzionata ai confini interni
(Teresia, Amiternum); alcuni componenti rivestirono cariche pubbliche
anche nelle province: Africa e Dalmazia.
Diversi personaggi di questa famiglia occuparono posizioni
di prestigio fino al secondo sec. d.c..
Non si hanno particolari notizie sul Volusius Gallus,
il cui cognomen è attestato, tra l’altro , in epigrafi di Isernia e Sepino
e da ultimo a Larino in un titolo inedito proveniente dai restauri (1994)
del tetto della basilica cattedrale ove ora resta incastonata, a sinistra
in basso dello stipite esterno della terza finestra della navata centrale
(lato sud) v. scheda n. 133.
Rilevazione 11 settembre 1992 (fig. 208) – Tav. XXIX,
150
Località di provenienza
MORRONE DEL SANNIO – ritrovato presso l’Abbazia di
S. Maria di Casalpiano, in agro larinate.
Collocazione
Irreperibile – nel 1883 si conservava presso l’arciprete
Pasquale Mastrogiacomo.
CN(aeus)POLLIUS FEC(it)
La stessa gens è nota a Larino nell’epigrafe CIL.,
IX, 726 =n. 2, nel bollo di questa raccolta da Guglionesi nella variante
Polli (scheda n. 22 IV) e, reca il nomen del proprietario della figlina;
dat. I sec. d.c
"Testi foto e disegni tratti da Epigrafi di Larino e
della bassa Frentania di Napoleone STELLUTI, Campobasso 1997".
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